mercoledì 2 ottobre 2013

New Orleans


"Gli dei tenevano d'occhio New Orleans. O così sembrava. In che altro modo questa storica città costruita sotto il livello del mare, questo splendido gioiello incastonato in una palude, era sopravvissuta?"

Day 1 21/9
Con una pioggia scosciante e il cielo ancora oscurato alle 7 di mattina ci siamo caricati in macchina tutti pronti per partire. Eravamo io Yasmine, Stefan e Susie, mentre invece Matthew era già partito la sera prima per incontrare alcuni amici. Prima ancora di lasciare Canton abbiamo fatto una tappa tattica nel negozio di donnuts per comprarne un paio da mangiare in macchina come colazione; buonissimi come al solito. Il viaggio sarebbe stato abbastanza lungo (poco più di 3 ore) e Susie ci aveva già avvisato che non voleva che ci addormentassimo in macchina perché è una cosa che le da molto fastidio, così ci siamo messi un po' a parlare ascoltando tutta la scorta di cd (ovviamente solo country) che avevano in macchina. Il paesaggio comunque valeva la pena di essere visto. A parte l'alba fantastica che ci siamo beccati, sfrecciavamo su strade in mezzo ad immense foreste verdi e, dopo un po', abbiamo fatto il lungo fiume ed una serie di ponti lunghissimi ma con panorami spettacolari. Le strade erano piene di quei Truck enormi per i trasporti così tipicamente americani e abbiamo addirittura visto una specie di carro attrezzi che trasportava una casa; si sa qui sono tutti prefabbricati, ma faceva troppo strano affiancare una casa completa che si muoveva per strada. Prima di arrivare ci siamo fermati un'altra volta al Mc perché Susie aveva ancora fame e per andare in bagno. Siamo arrivati a New Orleans verso mezzogiorno anche se avevamo iniziato a vederla all'orizzonte molto prima. Appena entrati in città siamo subito andati al nostro hotel, Modern Hotel che era abbastanza in centro e che non abbiamo fatto particolarmente fatica a trovare. Matt era lì che ci aspettava e ci ha portati in stanza (213) per lasciare giù le cose e rinfrescarci un attimo prima di uscire. L'hotel mi piaceva un sacco, era arredato con pezzi design in arte moderna, pareti bianche e divani sgargianti. I corridoi erano pieni di quadri astratti e l'ascensore era una specie di montacarichi gigante, con tanto di catene a vista! Comunque dopo aver sistemato tutto siamo usciti a piedi con l'ombrello perché piovigginava ed il cielo era tutto coperto, per passeggiare un po' per la città. Io non lo sapevo ma Matt ha vissuto lì per due anni quindi era informatissimo e sapeva un sacco di cose, così ci ha fatto un po' da guida. Ci ha spiegato di come la città si sia formata dall'aggregazione di più comunità immigrate in quella zona. Oggi è un vero melting pot , ovvero una città multiculturale che ha risentito e attinto un po' da tutte le culture che la popolano. Essenzialmente è divisa in quartieri, quello americano, quello francese, quello italiano e quello spagnolo-messicano.  La via principale Canal (chiamata così perché prima era un canale appunto) divide il quartiere inglese da quello francese ed è stupefacente perché puoi davvero vedere che da un lato della strada i cartelli, le insegne e le vie sono in inglese, mentre nell'altra in francese! Quindi seppure le culture si siano un po' tutte mescolate, sotto certi aspetti rimangono separate. Prima di tutto siamo andati a mangiare e Matt ci ha portato nel "posto migliore della città per mangiare il cibo tipico della Louisiana" che era un buco, quasi un baretto con giusto il bancone e un paio di tavoli dove per lo più si ordinava e portava via, ma non posso dire nulla in contrario al cibo: davvero buono! Io, sotto suo consiglio, ho preso un Shrimp Po-Boy che è un panino, tipo baguette, con dentro insalata, pomodori, maionese e gamberetti fritti; e una ciotola di Gumbo che è questa specie di minestrina piccantissima con dentro un po' di verdure e un po' di pesce (di cui sono riuscita a riconoscere solo i gamberetti) che però non era male! Yasmine ha preso uguale a me solo che il suo Po-Boy era alla carne di alligatore! Infatti la Louisiana è famosa per i suoi innumerevoli alligatori e, a quanto pare, se li magnano pure. Io non sono stata abbastanza coraggiosa da assaggiarlo, ma a guardarlo sembrava un hot dog! Con la pancia piena, siamo usciti ancora per vedere un po' la città. Siamo andati a fare una passeggiata sul lungo fiume che attraversa la città (il Mississippi river) per vedere il paesaggio ed è passata anche una di quelle navi molto caratteristiche. Peccato che fosse tutto un po' annebbiato a causa del maltempo!

                                     

                                      

                                      

                                      

                                      



Sempre lì sul lungofiume c'era l'Audubon Aquarium e Susie, che ci era già stata, ce l'ha caldamente consigliato, così, visto anche che il tempo non era dei migliori, abbiamo deciso di andarci. Era molto carino e mi ricordava tanto quello di Genova, con la differenza che qui c'erano anche alcuni uccelli, molti più ambienti dedicati agli animali della palude o comunque caratteristici dello stato (alligatori bianchi compresi!) e che c'erano delle sale in cui ti permettevano di toccare i pesci e dargli da mangiare. Io e Yasmine siamo andate a toccare le razze ed è stato strano, erano mollissime e viscidissime!!

 





 
 
Usciti da lì siamo andati nella piazza principale, quella con la cattedrale, che, secondo quanto Matt ci ha raccontato, è sempre piena di artisti di strada, ma che sfortunatamente quando siamo andati noi era semivuota a causa della pioggia. Lì ci siamo fermati in una pasticceria  perché a suo parere dovevamo assolutamente provare i Bigneit per cui la città è famosa. Non sono i bigneit che intendiamo noi, ma delle specie di gnocco fritto ricoperte di zucchero a velo, insomma una roba supercalorica ma strabuona (e costosa).



 

Fortunatamente il tempo è migliorato un po' quindi siamo andati nel French Quarter a fare un po' di shopping. Questo infatti è il quartiere conosciuto per i suoi negozietti di moda, cibo e souvenir. Io ho comprato una canottiera giallo fluo con scritto "French Quarter, New Orleans" e un cappello dei Saints per la partita del giorno dopo, Susie delle praline al cioccolato (anche queste tipiche del posto) e Yasmine regalini per tutti i suoi amici brasiliani. Di Matthew non parlo neanche perché in ogni singolo posto in cui entravamo trovava qualcosa da comprare, anche la cosa più stupida e usciva da ogni negozio con una nuova borsa. Siamo stati anche al French Market che, sempre in questo quartiere, è un mercatino  a poco prezzo di roba vintage, artigianato e cibo.




L'atmosfera della città mi piaceva da morire: era proprio come me l'ero immaginata. Sembrava di essere stati catapultati in uno di quei film ambientato negli anni sessanta. Ad ogni angolo della strada si sente il jazz che esce da qualche bar con i tavolini all'aperto. Musicisti di colore ovunque che suonano ai bordi della strada, cantanti che ti si avvicinano intonando le note di qualche canzone.







Poi, si pensa, che questa sia stata la città in cui è nato il voodoo e le sue pratiche, ed è per questo che in precedenza era vista come un posto circondato dal mistero.



Gli edifici, ad eccezione degli uffici e degli hotel, sono rimasti quasi tutti inviariati e per questo molto caratteristici: uno attaccato all'altro, tutti colorati, con balconi decorati da enormi ghirlande di fiori. Oltretutto essendo il giorno prima della partita, ed essendo gli americani degli stati del sud totalmente pazzi per il football, c'erano striscioni e stemmi dei Saints (un giglio d'oro) ovunque.








 



Per ritornare in hotel siamo passati per Canal, la via principale, in cui le costruzioni sono molto diverse, più moderne, piena di cartelloni pubblicitari e di insegne luminose, palme altissime ai lati della strada e sugli spartitraffico e tram molto caratteristici che si mischiano al traffico di auto e cabs.






In hotel ci siamo riposati un attimo, abbiamo lasciato giù tutto quello che avevamo comprato e ci siamo cambiati prima di riuscire ancora (questa volta in taxi perché eravamo troppo stanchi) per andare a cena. Ovviamente per cenare siamo andati nell' Italian Quarter, famoso appunto per i ristorantini, in un posto che si chiamava Fiorella's. Lì ci ha raggiunto anche Marea, un'amica di Matt di quando abitava a New Orleans che voleva tanto rivedere e  che sarebbe venuta con noi anche alla partita il giorno dopo. Per cena abbiamo mangiato alette di pollo fritto con cetrioli fritti (non sono piatti italiani ma tutte specialità del posto) che erano deliziosi ma che non sono riuscita a mangiare nemmeno la metà perché ero già piana prima ancora di iniziare, con tutto quello che avevo mangiato durante la giornata!! Dopo cena siamo andati tutti insieme in Bourban Street che è il posto più pazzo della città! Si tratta di questo lungo viale che sia anima solo di sera e che è formato da tutta una serie di locali, night club, strip tease e pub uno attaccato all'altro, tutti luminosi e rumorisissimi, sia per la musica alta che arriva fino in strada, sia per la gente che li frequenta. La strada è stracolma di gente che balla e canta, per lo più travestita (non si capisce il perché) o con cappelli originali, lunghe collane di perline colorate o occhiali da sole in plastica di grandezze spropositate. Poi tutti i locali hanno dei balconi al piano superiore che danno sulla strada, anche quelli pieni di gente che balla, se la beve e urla contenta. Noi ci siamo solo passati per vedere un po' l'anima notturna della città e per farci due risate con tutti i personaggi che si trovavano. Sempre in quella strada c'era anche l'Hard Rock Cafè così ci siamo fermati per andare a comprare l'immancabile maglietta di ricordo che, oltretutto ha anche la scritta "Bourban Street" sulla schiena.










 Prima di tornare in camera Susie e Matt hanno voluto fermarsi a prendere un frappè, mentre io ero troppo piena anche solo per pensarci. Mentre tornavamo in hotel (non so perché ma a piedi) è ricominciato a piovere, ma proprio forte e, essendo usciti in taxi non avevamo l'ombrello, quindi ci siamo letteralmente inzuppati dalla testa ai piedi, tanto che quando sono tornata in hotel mi sono dovuta avvolgere nell'asciugamano se no morivo di freddo. Dopo il ciclo di docce sono andata a letto, stanca morta, perché il giorno dopo ci aspettava il big game!!

Day 2 22/9
La mattina dopo sveglia presto perché dovevamo prepararci tutti e  volevamo andare a fare colazione con calma prima di incominciare ad incamminarci allo stadio per la partita che iniziava a mezzogiorno. Siamo andati a fare colazione in un bar apposta, molto carino, con le facce di tutti i presidenti degli Stati Uniti dipinte sulle parete ed i divanetti rossi a due posti invece delle sedie  come quelli che si vedono nei film. Era specializzato nelle colazioni tipiche americane (bacon, uova e roba simile) così io ho preso quello che c'era di più dolce: un buiscuit, che qui non sono i biscotti ma delle specie di panini al latte molto molto dolci, che ho riempito di marmellata, ed un bicchiere di latte. Quando abbiamo finito siamo andati, anche con Marea, a piedi fino allo stadio che era comunque in centro. E' stato molto divertente perché un sacco di fan ci stavano andando (infatti trovare parcheggio ed uscirvi a fine partita sarebbe stato un delirio) ed erano tutti solari, emozionati per la partita e molto amichevoli perché ci salutavano o si fermavano a parlare. Man mano che ci avvicinavamo al Superdome (lo stadio) aumentava la folla vestita in nero e oro, una cosa pazzesca!! Proprio fuori dallo stadio, dove si raccoglievano tutti, avevano allestito una sorta di concerto o qualcosa di simile per i tifosi, e c'erano migliaia di persone!! Tutto questo mi faceva emozionare un sacco!! Siamo entrati senza problemi o lunghe attese perché sono organizzatissimi, e siamo andati ai nostri posti che, pur essendo molto in alto, erano in una buona posizione perchè sedevamo proprio al centro e quindi potevamo vedere bene tutto il campo. Lo stadio era chiuso, non all'aperto, ma una cosa immensa, mai visto nulla di simile!





                                          


                                           


                                         





 


 


 



                                     

Prima di iniziare hanno cantato l'Inno americano come consuetudine, stendendo la bandiera sul campo, poi si sono esibiti la banda e le cheerleader (di una bravura estrema). L'atmosfera dello stadio è indescrivibile, a parte il coinvolgimento e il tifo sfegatato ma corretto, alla fine di ogni azione mettevano una canzone e vedevi tutta la folla ballare, poi partivano i cori (tra cui quello di Who Dat da cui prende il nome il nostro cane) e le ole a cui tutti partecipavano. Poi ci sono anche due megaschermi quindi spesso qualcuno viene ripreso magari mentre non se ne accorge, ed è sempre divertente vedere la faccia che fanno quando realizzano di essere sul megaschermo. Altre volte invece riprendono quelli che ballano meglio, i fan più sfegatati o le coppiette che devono baciarsi davanti a tutti. A metà tempo mi sono presa dei nachos pieni di salsine e con live e pomodori. La partita comunque è andata benissimo : abbiamo vinto! Giocavano contro i Cardinals ed il risultato finale è stato 7-31! Quando è finito il tutto, festeggiando e canticchiando siamo usciti insieme alla marea di gente e, senza nessuna fretta ma godendoci i festeggiamenti, siamo tornati sempre a piedi verso l'hotel a prendere il tutto per la partenza. Prima però Marea, che aveva passato la giornata e la sera prima con noi, ci ha voluto portare nel suo appartamento, all'ultimo piano di un edificio in centro perché dal terrazzo si poteva vedere tutto il panorama della città: stupendo!!



Quindi ci siamo messi in viaggio e il ritorno è stato un po' il bis dell'andata con la differenza che cominciava a farsi buio e  che quindi ciò rendeva ancora più difficile per noi nei sedili posteriori (Yasmine era davanti) cercare di restare svegli. Come tappa-cena ci siamo fermati in un all-you-can eat  asiatico in cui, pagando solo 12$ si poteva mangiare a non finire cibo cinese, giapponese e tailandese che, effettivamente, era davvero buono. Siamo arrivati a casa stanchi morti, io un po' nervosa per il battibecco avuto in macchina con Susie e, soprattutto con ancora tutti i compiti da fare per me e Stefan. Ma non posso negare che sia stato un fantastico weekend, di essermi divertita e che New Orleans è davvero una città caratteristica del sud degli Stati Uniti  che mi ha colpito positivamente.

8 commenti:

  1. Scusa se ti contraddico ma che io sappia il voodoo è nato nel Benin (africa) e poi è stato introdotto ad Haiti.
    Il super dome è il più grande stadio coperto del mondo!
    Comunque hai raccontato in modo straordinario questa tua avventura, bravissima!!!

    P.S. pensavo che il Po Boy ci fosse anche in Mississippi.

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    1. In effetti anche a me il voodoo sembrava più una cosa Africana, ma non posso dirti molto al riguardo, questo è quello che mi è stato detto da Matthew. Probabilmente intendeva il primo posto degli Stati Uniti in cui è stato introdotto!!
      Per quanto riguarda il Po-Boy è possibile che ci sia anche qui ma non l'avevo mai mangiato prima ed è, diciamo, uno dei piatti tipici del sud in generale ed, essendo New Orleans una delle più grandi (se non la più grande) città del sud, era decisamente il posto giusto per assaggiarlo!!
      Grazie mille comunque :))

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  2. Ciao :) ti seguo da molto e questo tuo post è stato davvero molto bello, mentre leggevo sembrava che ci fossi anch'io lì con te ahahah
    Hai descritto davvero bene New Orleans e penso che sia una bellissima città. Inoltre sono contenta che il tuo rapporto son Susie stia pian piano migliorando. Un bacio :)

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    1. Grazie, davvero! Mi fa piacerissimo quando so che sono riuscita a comunicare veramente qualcosa :)

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  3. Bellissimo post e bellissime foto! Sei stata in grado di farmi visitare una bellissima città stando comodamente seduta sul divano, cambiando questo noioso pomeriggio autunnale in un entusiasmante pomeriggio a New Orleans!! ; ))

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    1. Hhahah sono soddisfatta allora! Grazie per i complimenti e quando (e se) andrai negli Stati Uniti è una città da vedere!!

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  4. A me avevano detto che New Orleans era una città da non visitare, povera e molto pericolosa. Ma da come l'hai descritta tu, e vedendo le foto mi sembra stupenda.... Sai a me hanno trovato un lavoro a New Orleans, e dovrei partire tra non molto. All'inizio ero un pò titubante per quello che mi avevano detto, ma ora sono convinto che ci andrò. Grazie a te Gaia......Io dovrei andare a lavorare in una fabbrica di automobili....sai dirmi qualcosa a riguardo...?? Grazie

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    1. Ciao! Questo tuo commento mi ha fatto davvero un sacco piacere! E' bellissimo sapere che i miei post possono comunicare qualcosa. Sinceramente riguardo le automobili purtroppo non ne so molto, ma posso dirti che questa città te la consiglio caldamente. Io ci sono stata solo un paio di giorni e da turista, ma mi ha subito colpita.
      E' viva e affascinante. Il French Quarter (a quanto mi ha detto il mio hostbrother) è il posto migliore in cui soggiornare però la sera Bourban Street è l'anima della città. Il tempo poi, essendo al sud, è fantastico, gli inverni sono brevi e mai troppo freddi! Anche il cibo (seppur non possa eguagliare quello italiano) è particolare e mi è piaciuto molto. Nel peggiore dei casi la popolazione di origine italiana abbonda, quindi il classico ristorante tricolore lo puoi trovare! ;) spero di esserti stata un po' d'aiuto, fammi sapere come va questa tua fantastica esperienza!! :)

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