lunedì 14 aprile 2014

Washington DC


"Washington è una città di efficienza meridionale e di fascino settentrionale." J.F. Kennedy

Day 1 12/3
Il nostro volo era programmato in prima mattinata, intorno alle 9.30, così ci siamo svegliati presti e dopo esserci fatti accompagnare all'aeroporto da Charlie (questa volta arrivando in tempo) abbiamo fatto il check in con calma. Non era un volo diretto: prima ci saremmo fermati a Huston, in Texas (un altro stato degli U.S.A. che posso aggiungere a quelli in cui ho messo piede!) e da lì diretti a DC!! Il primo aereo era proprio piccolino ed ero seduta di fianco a Susie. Ho passato il volo (che però era molto breve)  dormicchiando e ascoltando musica, non essendo vicino al finestrino non potevo nemmeno guardare fuori. Tra i due voli avevamo una buona oretta, quindi ci siamo fermati da Subway a fare un brunch con un mezzo sandwhich e poi siamo saliti sul secondo aereo. Questo molto più grande e spazioso, eravamo tutti e tre seduti uno di fianco all'altro nella fila centrale, e per tutto il volo (due orette e mezza) ho guardato un film che volevo vedere da tanto, The Great Gatsby, quello nuovo con DiCaprio che mi è piaciuto tantissimo! Siamo arrivati a Washington intorno alle 3.30 del pomeriggio accolti da un tempo che, come ci aspettavamo, non era dei migliori: tanto vento e freddo che ti gelava persino le ossa! Come siamo atterrati abbiamo messaggiato Dom il quale, come avevo detto, era già lì con la sua famiglia, e ci siamo accordati per vederci alle 6 e cenare tutti insieme. Dall'aeroporto abbiamo preso un taxi, guidato da un individuo abbastanza singolare, un indiano amante del rock'n'roll che aveva un ciuffozzo alla Elvis enorme e che ci ha fatto sorbire quel genere di musica per tutto il tempo. Spiando dal finestrino mi sembrava di essere in una città abbastanza europea: macchine normali (e non più truck), edifici alti, pochi alberi e tempo terribile. Siamo arrivati al nostro hotel (scoprendo anche che i taxi sono particolarmente costosi!) che si trovava nel quartiere di Georgetown, un quartiere principalmente domiciliare, ma molto carino e ordinato. La camera era spaziosa e carina; ci siamo sistemati un attimo, rinfrescati e poi riusciti per sperimentare la metro, abbastanza vicina, giusto un 10 minuti a piedi di distanza, e andare ad incontrare Dom e la sua famiglia in questa mall gigante dove avremmo mangiato. In metro abbiamo fatto un pass valido per i tre giorni così non avremmo dovuto diventare pazzi ogni volta con i biglietti, e in poche fermati siamo arrivati alla mall che, oltretutto, era collegata direttamente con la metro, quindi non siamo nemmeno dovuti uscire. Abbiamo incontrato Dom, sua sorellina adottiva Ana (che viene dal centro America e sembra una piccola maya, troppo carina) e i suoi genitori. La mall era veramente gigante ed aveva una sorta di food court in cui c'erano almeno 20 tra fast food e ristoranti, quindi ci siamo tutti divisi, ognuno è andato a prendersi quello che preferiva e poi ci siamo rincontrati per mangiare tutti allo stesso tavolo. Io sono andata dal ristorante cinese e ho preso noodles con gamberetti. Dopo cena io, Ana, Dom e Stefan ci siamo presi un gelato e abbiamo gironzolato un po' tra i negozi, mentre gli adulti sono rimasti al tavolo a chiacchierare e a concordare gli ultimi dettagli visto che Dom sarebbe venuto con noi a New York. Non troppo tardi abbiamo deciso di ritornare all'hotel perché ci aspettava tutto il tragitto di ritorno in metro ed eravamo abbastanza stanchi. In hotel ci siamo tutti docciati e, mentre Stefan e Susie guardavano la tele io mi sono addormentata abbastanza in fretta.

Day 2 13/3
Il secondo giorno ci siamo svegliati presto dato che avevamo appuntamento alle 9.30 con Dominic e la sua famiglia per andare a visitare la Casa Bianca  ed il che era un vero privilegio! Infatti, con Obama, hanno ristretto moltissimo le visite guidate all'interno e quindi è davvero più difficile riuscire ad entrarci ma il papà di Dom lavora per l'FBI quindi, non solo è riuscito a farci entrare, ma pure gratis! Dopo una buona colazione all'hotel siamo usciti (ben coperti) e abbiamo preso la metro. Siccome siamo arrivati al punto di incontro un po' in anticipo, e faceva freddissimo, ci siamo chiusi nello Starbucks più vicino ad aspettare. Quando anche Dom &co sono arrivati ci siamo incamminati verso la White House che era abbastanza vicina ma che sembrava lontana kilometri: infatti faceva un freddo cane, non potete immaginare e non ve lo posso nemmeno descrivere. Scommetto che fosse diversi gradi sotto lo zero ed in più tirava un vento tremendo! Una delle peggiori camminate della mia vita. La città era bellissima e attiva, perché era mattina presto di un giorno lavorativo, ma non ho avuto nemmeno modo di godermela a pieno perché tenevo la testa bassa e mezza faccia avvolta nella sciarpa: vi giuro era una tortura stare in giro. Davanti all'ingresso c'era un gruppetto di persone, quindi ci hanno fatti mettere in coda ed aspettare un pochino, un'attesa angosciante. In un tempo che è sembrato infinito e dopo 3 controlli del passaporto ed un metal detector, siamo finalmente riusciti ad entrare nell'edificio. Guardie dell'FBI ovunque, non vi dico, un'ansia assurda. Gli arredamenti delle stanze aperte alla visita, i tappetti e i dipinti erano strepitosi, tutto lussuosissimo e con targhette indicanti le varie informazioni e i presidenti a cui ogni oggetto era connesso. I pavimenti erano lucidissimi e le decorazioni mozzafiato. la cosa che mi ha lasciato un po' delusa è stato che, le stanze accessibili erano davvero pochissime, 6, 7 forse, e non erano del tutto accessibili: camminando lungo un corridoio ci si poteva affacciare all'interno della stanza e dare un occhiatina intorno ma, ovviamente era tutto recintato. Non fraintendetemi: non mi aspettavo di entrare nella cucina dove Obama fa colazione con pancakes la domenica mattina, ma onestamente speravo ci lasciassero vedere qualcosa in più. In ogni caso è stato emozionante e mi è piaciuto. Sfortunatamente dentro non si potevano fare fotografie di alcun tipo così ne abbiamo fatta qualcuna fuori, sul retro, e poi abbiamo camminato tutto intorno e ne abbiamo fatte alcune di fronte. (notate le mie espressioni tirate, in preda al freddo):


Da lì, siccome stare in giro era ancora davvero impossibile, abbiamo deciso di andare alla Smithsonian Institution che è un insieme di musei di diverso tipo, tutti gratuiti tra l'altro, di cui la città va fierissima, e che sono tra i più accurati e prestigiosi della nazione.
Il primo in cui siamo andati è stato quello di American History che mi è piaciuto da morire! Era su tre piani e diviso in un sacco di sessioni. Siccome andare in giro tutti insieme era un po' impossibile, ci siamo divisi ed io, per la maggior parte, sono stata con Susie. Siamo passate dall'aerea con tutte le monete antiche a quella con lo sviluppo della macchina con modelli (autentici) che andavano dagli anni 20 ad oggi. Poi siamo andati in un'area dedicata a tutte le guerre combattute dagli americani (conquiste nel centro America, Rivoluzione, Guerre Mondiali, Guerra Fredda, Vietnam, Korea, Iraq, Afghanistan...) e quella è stata la parte che mi ha colpito ed interessato di più! C'erano anche aree dedicate a tutti presidenti (con tanto di esposizione dei vestiti delle first ladies, che ho adorato ammirare), un'area dedicata alla segregazione e alla lotta per i diritti umani e l'esposizione della prima autentica bandiera Americana (di dimensioni inimmaginabili). Tra una visita e l'altra ci siamo fermate al bar del museo a mangiare un grilled cheese (toast con solo formaggio) per pranzo e, una volta rincontarti Stefan e Dom sono andata con loro in una specie di navicella spaziale che faceva delle simulazioni ma che non è stata il massimo. A metà pomeriggio abbiamo deciso di cambiare museo e siamo andato a quello di  Air and Space visto che Stefan ci teneva tanto perché entrambi i suoi genitori fanno parte dell'aviazione. Anche questo era molto carino e, nonostante io non sia una fanatica dell'aviazione, era interessante. Qui sono stata tanto con Ana, la quale è davvero tenerissima e siamo andate a vedere la sezione dedicata alla luna (con dei veri e propri pezzi di luna esposti), quella dedicata a tutte le diverse navicelle e tute spaziali, quella con i diversi tipi di aerei sia militari che turistici. C'erano anche un sacco di sezioni "interattive" in cui potevamo effettivamente simulare di guidare un aereo o sedere all'interno di una cabina del pilota di fronte a tutti quei pulsanti e leve; insomma, è stato divertente! Ecco alcune foto.




 
 
Da lì, abbastanza affamati, ci siamo diretti tutti insieme alla stessa mall del giorno prima per mangiare qualcosa. Quella sera, mi sono data a fried chicken e french fries giusto per essere salutari hahaha. Eravamo tutti stanchi quindi abbiamo deciso di ritornare in hotel subito dopo e, più tardi, anche Dom è venuto a passare la notte da noi, dato che la mattina dopo, i suoi genitori sarebbero partiti presto e ritornati in Mississippi, mentre lui sarebbe restato con noi per il resto della settimana.
 
 
Day 3 14/3
Il nostro ultimo giorno pieno in Washington è stato anche il primo in cui sono riuscita sul serio a vedere e vivermi la città. Magicamente il tempo era migliorato un po': era uscito il sole e, seppure facesse ancora molto freddo, era più umano stare in giro. Avevamo programmato di prendere un pullmino, di quelli per turisti e fare un giro per la città, ma, mentre facevamo colazione all'hotel, Stefan era contrario e voleva andare in giro a piedi-metro a tutti i costi. E da un lato gli davo anche ragione perché è la cosa che preferisco fare quando visito nuove città, ma doveva pensare anche a Susie che, un giornata intera a camminare non se la sentiva di farsela. Alla fine dopo una piccola discussione tra loro due, lei ha deciso che sarebbe restata in camera visto che la città l'aveva già vista e che ci avrebbe lasciati andare in giro  noi 3 da soli e l'avremmo incontrata per cena. Mi sono sentita un po' male per quello ma lei ha insistito e non si lasciava più convincere a fare nient'altro e quindi abbiamo deciso di uscire comunque e non perdere altro tempo.
Per prima cosa, dopo un viaggio in metro bello lungo, siamo andati alla più grande e maestosa chiesa cattolica di Washington chiamata National Shrine of the Immaculate Conception. Siccome siamo arrivati lì presto era ancora semivuota e silenziosissima quindi ricreava un'atmosfera davvero rispettosa. Era veramente una chiesa bellissima per essere Americana, davvero ai livelli di quelle europee: enorme, capientissima, con un cripta gigantesca e mosaici d'oro che ricoprivano le pareti. Dal fuori la cupola è la cosa che mi è piaciuta di più perché è tutta colorata e ce la siamo beccata nelle prime ore del mattino quando il sole si stava ancora alzando, quindi in tutta la sua bellezza. La cosa che mi ha colpito è che, nonostante il suo aspetto ricordi molto le nostre antiche chiese rinascimentali, questa è nuovissima! E' stata iniziata negli anni 20 e finita solo nel dopoguerra!! Adesso si trova nel bel mezzo di un campus di un college cattolico, quindi tutto intorno è circondata da edifici sede delle lezioni e da dormitori. Dopo essere stati all'interno e nella cripta (dove sono conservati anche i seggi di papa Pio XI  e Benedetto XVI) abbiamo fatto un giretto nel campus prima di lasciare la zona.


 
 


 
 
Da lì siamo andati all'Arlington National Cementery, anche questo un po' fuori dalla zona principale ma che, consiglio caldamente a tutti quelli che vadano a visitare questa città; ne vale proprio la pena fermarcisi. Per chi non lo sapesse, si tratta del cimitero in cui sono sepolti tutti i soldati morti in qualsiasi guerra gli Stati Uniti abbiano mai combattuto. Qui vengono seppelliti con tutti gli onori e vengono ricordati come eroi. L'impatto, non appena si entra è fortissimo: un cartello all'ingresso richiede il massimo rispetto e silenzio, e quello che si presenta alla vista è un'immensa distesa, in perfetto ordine e allineamento, di piccole lapide rettangolari bianche. Il colore non è scelto a caso, spiccano dal terreno in tutta la loro purezza e danno un senso di pace e serenità. Ecco se dovessi scegliere una parola per descrivere l'atmosfera userei proprio sereno ed il che è un po' un ossimoro, in contrasto con tutti gli orrori e le agonie che questi soldati hanno dovuto vivere prima di trovare la pace in cui sono raccolti ora. La natura cresce rigogliosa, ci sono tanti alberi, l'erba è verde e tagliata regolare e si può camminare tra una fila e l'altra di lapidi attraverso piccoli sentieri, gradinate e ponticelli.  Passare file e file di lapidi di persone sconosciute, con nomi vuoti che a me non dicono nulla ma che per qualcuno erano figli, fratelli, padri, amici o parenti, mi faceva venire i brividi. La quantità di tombe è inimmaginabile, si perdono alla vista e questo lascia un po' con l'amaro in bocca e con la pressante domanda: ma ne sarà davvero valsa la pena perdere tutte queste vite?



 

 
 
Da lì ci siamo mossi verso la tomba dell' Unkown Soldier un po' come la nostra a Roma del milite ignoto. Questa tomba si trova alla cima di una collinetta, un po' staccata dal resto del cimitero e da cui si gode di un panorama bellissimo e di una vista di tutto lo skyline della città. Viene sorvegliata costantemente da una guardia e, penso ogni ora, c'è il cambio della guardia. Noi, fortunatamente, vi abbiamo assistito ed è stato interessante. E' una cerimonia ufficiale e presa molto seriamente: ci hanno fatto stare tutti in piedi e, a suon di ordini e di marcia militare, due guardie si sono scambiate il turno.
 




 

 
Abbiamo volontariamente fatto un giro più lungo per un'uscita secondaria perché, in quella zona c'era un monumento che Dominic voleva vedere; si trattava dell' Iwo Jima Memorial, in onore della marina americana e sono essenzialmente 4 uomini che sollevano la bandiera americana, niente di straordinario, ma faceva un bell'effetto.
 

 
Stanchissimi dopo tutto quel camminare ed affamatissimi, avevamo bisogno di fermarci da qualche parte per riposare e mangiare qualcosa. Ed è in questi momenti che il McDonald non ti abbandona mai! hahah era l'opzione più facile e vicina, quindi, ancora una volta, ci siamo dati al cibo salutare. Ce la siamo presi con calma e ci siamo dati un'oretta buona per riposare anche perché eravamo totalmente fuori dal fulcro della città ed avevamo intenzione di riprendere la metro per tornare nel centro e visitare tutti vari monumenti. E' così abbiamo fatto. Siamo risbucati dalla metro proprio di fronte alla Capital, quell'enorme edificio bianco così tipico del panorama di Washington. Non ci siamo entrati ma l'abbiamo solo guardato da fuori e ci siamo fatti un po' di foto davanti.
 


 

 
 
Da lì, guardando l'orizzonte si poteva ammirare The Washington Monument, la torretta che si staglia nel cielo, e che si vede in tutti i film ambientati in questa città ma che, purtroppo, era in lavori in corso e oltretutto, le piscinette e fontane che la circondano non erano nemmeno riempite di acqua perché, con il freddo che c'era, le pompe erano tutte gelate.

 


 
Da lì abbiamo iniziato una lunga camminata (che ci ha preso un bel 40 minuti) per dirigergi praticamente dall'altra parte del monumento. Devo dire però che è stata davvero piacevole; infatti c'era tutta una zona pedonale alberata, con panchine, fontane e parchetti per bambini. Faceva davvero piacere camminare in mezzo alla gente che faceva jogging e alle coppiette che passeggiavano mano nella mano. Poi, non so perché, ma in quella zona della città c'era un quantità assurda di gabbiani. Sì, gabbiano, lo so che è assurdo e mi sembravano così fuori posto che hanno catturato la mia ttenzione, quindi era una cosa davvero originale.
 


 

Come dicevo, abbiamo raggiunto l'area dietro the Washington Monument, letteralmente camminandoci intorno, che racchiudeva un enorme parco all'interno del quale ci sono tutti i maggiori monumenti e memorials della città; delle sorte di tributi per i momenti più importanti della storia americana. Noi, da bravi turisti, ce li siamo sparati tutti! Il primo è quello per la Seconda Guerra Mondiale, poi abbiamo visto quello della guerra del Vietnam, quello della guerra in Korea ed infine il Lincoln Memorial, la famosissima statua di Lincoln che, seduto sul suo trono ammira comodamente la città.
 


 
 

 
Erano già le 7 e mezza passate, quindi, seppure fosse un bel pezzotto a piedi, ce lo siamo sparato tutto da lì all'hotel perché volevamo passeggiare ancora un po' per la città. all'hotel siamo passati a prendere Susie e poi tutti insieme siamo andati a mangiare da Five Guys, posto noto come quello con il miglior hamburger del nordamerica e, ad essere sinceri, era davvero strabuono. Tornati in camera (distrutti) ci siamo dati i turni per le docce e fatto le valige perché il giorno dopo la sveglia sarebbe stata prestissimo ed eravamo diretti niente meno che... NYC!!
 
 
To be continued...
 

1 commento:

  1. E' sempre così bello e rilassante leggere le tue descrizioni delle città che visiti!

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